Maurizio Averna, Paolo Bellotti, Fabio Bellotto, Graziella Bruno, Carlo Cipolla, Elena Conti, Pierpaolo De Feo, Claudio Ferri, Cristina Giannattasio, Enzo Manzato, Maria Grazia Modena, Giulio Nati, Massimo Pagani, Gabriele Riccardi, Speranza Rubattu, Paolo Sbraccia, Giuliano Tocci, Antonio Tiengo, Bruno Trimarco, Roberto Volpe, Massimo Volpe
Le malattie cardiovascolari rappresentano ancora oggi la principale causa di morbilità e mortalità a livello mondiale.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e le principali società scientifiche nazionali ed internazionali attive nell’ambito della prevenzione cardiovascolare sottolineano come, nonostante gli impressionanti ed indiscussi progressi raggiunti nel corso degli ultimi anni in termini di conoscenze fisiopatologiche, possibilità diagnostiche ed opzioni terapeutiche, gli eventi cardiovascolari acuti, come infarto del miocardio, ictus cerebrale, insufficienza cardiaca e renale, siano ancora responsabili in misura preponderante del carico globale di malattia, indipendentemente dal sesso, dall’età, dall’etnia e dalla zona geografica di appartenenza.
In una popolazione come quella europea (comprendente anche la popolazione italiana), caratterizzata da un progressivo e costante allungamento della vita media, l’impatto che hanno malattie croniche come la cardiopatia ischemica, l’ictus cerebrale e l’insufficienza cardiaca è in costante crescita, tanto che si stima che nel 2025 i casi di persone colpite da queste malattie saranno circa il doppio di quelle registrate nel 2000. Inoltre, in virtù dei miglioramenti ottenuti nella gestione clinica e terapeutica della fase acuta di queste malattie cardiovascolari, le conseguenze a medio-lungo termine di questi eventi gravano in modo sostanziale e rilevante non soltanto a livello di Servizio Sanitario Nazionale, ma anche a livello familiare, in termini di ricadute psicologiche, sociali ed economiche.
Il problema della prevenzione cardiovascolare deve, pertanto, assumere un ruolo preponderante nella pianificazione degli interventi terapeutici e nella gestione delle risorse umane, strumentali ed economiche. Soprattutto, occorre mettere in campo interventi articolati di prevenzione e di educazione diretti alle malattie cardiovascolari nella popolazione generale, che consentano di ridurre progressivamente, ma efficacemente, il numero di eventi cardiovascolari acuti nei prossimi anni.
È, infatti, del tutto evidente come, nonostante importanti progressi ottenuti nel corso degli ultimi anni, i programmi di prevenzione cardiovascolare attualmente in atto si siano dimostrati insufficienti a ridurre in modo sostanziale il carico di malattia correlato alle malattie cardiovascolari. Allo stesso modo, pur senza mettere in dubbio il loro valore di contenuto culturale e di approccio clinico e terapeutico, si sono rivelati insufficienti gli approcci basati su documenti di linee guida emanate da società scientifiche ed altre organizzazioni attive in ambito di prevenzione cardiovascolare. Occorre, dunque, produrre e sperimentare strumenti di conoscenza e di praticità che siano più vicini alle esigenze del medico e più fruibili per il cittadino/paziente.
Questo Documento, prodotto dalla Società Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare (SIPREC), ha questo scopo. Esso, infatti, è concepito in funzione di un approccio globale ed integrato al rischio cardiovascolare del singolo individuo, superando l’attuale approccio “a silos” in cui il paziente etichettato per convenzione entro determinate categorie (ad esempio, “iperteso”, “diabetico”, “ipercolesterolemico”, “obeso”, “fumatore”) perde la connotazione di individuo da valutare e trattare nel suo complesso e nella sua unicità.