LE INTERVISTE AI MEMBRI DEL CdP

Intervista al Prof. Giovanni Iolascon

a cura di Stefano Respizzi, Direttore di Dipartimento Riabilitazione e Recupero Funzionale – Humanitas Research Hospital

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Cari lettori, da questo numero prende vita una nuova rubrica, “le interviste ai membri del CdP”. CdP è l’acronimo che identifica il Consiglio di Presidenza della SIMFER. In questo organo societario sono eletti sette prestigiosi colleghi che affiancano la Presidentessa Giovanna Beretta nel faticoso lavoro di gestione della Società Scientifica. Per chi volesse approfondire, sul sito della SIMFER è possibile consultare i curricula di ognuno di loro.

Ho pensato fosse utile conoscerli uno per uno, visto che per il prossimo triennio si occuperanno della nostra amata Società. Il format intervista ha lo scopo di svelare, oltre alle ben note competenze, anche la persona con obiettivi e idee.

D. Caro professor Iolascon, intanto complimenti per il nuovo incarico nel Consiglio di Presidenza della SIMFER che sono certo onorerai al meglio. A tal proposito, quali sono i tuoi obiettivi in questo ruolo? Come pensi di contribuire allo sviluppo della nostra Società scientifica?

R. Ti ringrazio per i complimenti e ti assicuro innanzitutto che farò del mio meglio per raggiungere gli obiettivi che questo nuovo CdP della SIMFER si è prefissati. Come sai, in tutto il mondo si sta ancora vivendo un momento particolarmente duro dal punto di vista sociale ed economico, ed il mondo della sanità ne riflette in pieno le difficoltà. Pandemia, crisi economica ed ora anche bellica, ci obbligano a fare al meglio il nostro lavoro. In questo scenario la mission della SIMFER è di far crescere e diffondere la scienza della riabilitazione in una moderna ottica centrata sul paziente con le sue peculiarità e i suoi bisogni. Questo compito è sempre più sentito e urgente sia da parte dei pazienti sia dei colleghi delle altre specialità mediche. Oggi si avverte pressante la necessità di una riabilitazione che accompagni in tutte le fasi il percorso di cura di una persona, includendo anche aspetti di prevenzione del danno e della disabilità. In particolare, all’interno del CdP, ho la delega per i Rapporti e la Cooperazione Internazionale, una sorta di ministero degli Esteri, che, come puoi immaginare, è oggi un aspetto imprescindibile in una visione della Sanità che condivida conoscenze ed esperienze con colleghi di tutti il mondo. Tra breve avremo a Lisbona il Congresso Mondiale ed Europeo di Riabilitazione (ISPRM ed ESPRM), durante il quale i nostri iscritti porteranno i risultati delle proprie ricerche ed esperienze cliniche e potranno confrontarsi con colleghi provenienti da vari continenti. La SIMFER parteciperà in tale occasione ad una serie di incontri e siederà a diversi tavoli decisionali in un’ottica di internazionalizzazione.

D. La tua carriera si svolge in ambito Accademico presso l’Università̀ degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” a Napoli. È un ruolo di grande responsabilità per la formazione degli iscritti alla SIMFER. Come vedi i rapporti Università-Società Scientifica? Quali sinergie immagini e pensi di sviluppare nel prossimo triennio?

R. Il mio Ateneo, la “Vanvitelli”, ha un considerevole numero di iscritti ogni anno alla Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa, questo in ragione di una grande richiesta riabilitativa che parte sia dalla Medicina Ospedaliera sia dal Territorio e dalla Sanità Accreditata. Il nostro compito è di formare al meglio degli specialisti competenti, capaci di gestire appropriatamente pazienti con vari tipi e gradi di disabilità, ma anche soddisfatti del proprio ruolo sociale e professionale. In questa prospettiva torna molto utile un legame saldo con la Società Scientifica madre, la SIMFER, che deve fornire al giovane specializzando non solo conoscenze non ottenibili durante il corso di studi, ma anche la possibilità di interfacciarsi in maniera costruttiva con colleghi più esperti e con coetanei altrettanto desiderosi di acquisire competenze e relazioni professionali che solo all’interno di un’associazione di elevato livello culturale e scientifico possono realizzarsi. La SIMFER, attraverso i suoi corsi in presenza, webinar, ed altro, potrà contribuire proficuamente alla preparazione di fisiatri sempre più al passo con i tempi. Inoltre, La SIMFER, già da tempo, ha promosso iniziative che supportano, anche dal punto di vista economico, la partecipazione dei giovani specializzandi a convegni internazionali di alto valore culturale.

D. sempre sul tema università, negli ultimi anni le Scuole di Specialità in Fisiatria hanno avuto un grande sviluppo e sono richieste da giovani laureati in Medicina. Questo genera sicuramente una grande responsabilità nei loro confronti. Come interpreti questo passaggio? Come immagini il fisiatra del futuro?

R. Innanzitutto mi sento di rassicurare i giovani laureati che vogliono iscriversi alla specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa che la nostra specialità offre molte possibilità di impiego rapido sia in strutture pubbliche sia accreditate; inoltre dà concrete possibilità di fare attività “privata” in modo anche economicamente soddisfacente. È evidente che la preparazione dello specializzando deve coprire queste diverse sfaccettature e deve fornire “skill” che gli permettano di rispondere alle varie esigenze lavorative. In particolare, in un prossimo futuro, al fisiatra sarà certamente richiesta una grande competenza in tutto ciò che è innovazione tecnologica applicata alla riabilitazione, a cominciare dalla robotica, alla web- e alla computer-assisted rehabilitation, per finire alla tele riabilitazione, che, a mio parere, avrà un sempre maggiore spazio nel progetto riabilitativo. E’ importante però che non venga perso, durante questo percorso rapido verso una tecnologia sempre più avanzata, il principio della cura centrata sulla persona, sulle sue necessità e sui suoi desideri.

D. hai sempre mostrato grande interesse anche per collaborazioni con altre Società Scientifiche, sicuramente nell’ottica di sviluppare il confronto. A tal proposito, quali sono i tuoi ambiti di ricerca? E come pensi si possano sviluppare sinergie virtuose con altri specialisti?

R. Questa tua domanda mi permette di sottolineare un altro importante e caratterizzante aspetto della nostra specialità, la interdisciplinarità. Per questo motivo ritengo che il fisiatra sia portatore per definizione di una capacità di interazione con altri specialisti per ottenere il miglior percorso di cura per un paziente affetto dalle più varie patologie. Di sicuro, come ha già fatto in passato, la SIMFER procederà verso un itinerario di collaborazione con altre società scientifiche, sia grandi quanto la nostra, come la SIOT e la SIN, sia con quelle che sono espressione di un interesse scientifico più selettivo, come la SIRN, AISD, e così via. Senza trascurare ovviamente le associazioni dei pazienti o la SIMG con le quali la SIMFER storicamente interagisce per tavoli di lavoro, per la formulazione di linee-guida, per attività di interesse sociale e divulgativo. Nel prossimo triennio certamente la SIMFER avrà un ruolo sempre più centrale nello sviluppo di linee guida e percorsi di cura.

D. Come già ricordato, nella SIMFER hai la delega ai “rapporti e cooperazione internazionale”. Vogliamo, quindi, lo sguardo verso il mondo, azione indispensabile nella medicina moderna. Primo punto da approfondire, a che punto è la fisiatria italiana nei confronti delle conoscenze riabilitative estere?

R. Possiamo dire in tutta sincerità che la Fisiatria italiana gode di una grande stima internazionale, sia dal punto di vista di capacità e produttività scientifica sia da un punto di vista di capacità organizzative-gestionali in considerazione dell’ottimo livello medio, ed in alcuni casi di un livello di eccellenza, che hanno raggiunto le nostre strutture riabilitative assistenziali, sia esse ospedaliere sia del territorio. Devo inoltre sottolineare che proprio durante il prossimo congresso mondiale di Lisbona verrà eletta Presidente dell’ISPRM, la Prof.ssa Francesca Gimigliano, che non solo rappresenta in generale il mondo della fisiatria italiana, ma in particolare, e ciò mi rende molto orgoglioso, proviene dalla mia Università ed ha condiviso con me gran parte del suo percorso formativo e culturale. Inoltre, ricordo che una delle più importanti riviste internazionali di Riabilitazione è edita in Italia con due italiani quali chief del board editoriale. Possiamo quindi dirci molto fieri del livello di apprezzamento internazionale della nostra Fisiatria. Allo stesso tempo anche i nostri Fisiatri sono molto attenti a quanto avviene all’estero nel mondo della riabilitazione, e ciò risulta evidente dalla numerosa partecipazione di italiani a congressi internazionali, come anche dalla presenza di colleghi italiani in numerosi gruppi di lavoro internazionali, anche a livelli molto prestigiosi come il WHO.

D. Secondo aspetto, nel prossimo luglio 2022, Lisbona ospiterà il congresso mondiale e europeo della fisiatria (https://isprm2022.com). Sarà un momento molto coinvolgente per tutti noi dopo le tristi esperienze legate alla pandemia COVID. Cosa ti aspetti da questo importante evento, finalmente in presenza? A tuo parere, quali saranno gli sviluppi internazionali della nostra specialità?

R. Credo che il prossimo congresso ISPRM rappresenti davvero un punto di svolta importante non solo come fisiatri, ma anche più in generale come medici, perché sarà davvero il primo importante incontro scientifico in presenza che farò personalmente da due anni e come me credo la gran parte dei nostri iscritti vivrà la stessa esperienza di ritorno alla normalità dopo due anni di COVID. Ovviamente vi è una grande aspettativa sia naturalmente umana, grazie all’incontro con tanti colleghi dopo un lungo periodo, ma anche scientifica perché ci si aspetta che molte novità, soprattutto nel settore dell’innovazione tecnologica, possano essere presentate in quell’occasione. Tra le novità suppongo ci sarà anche sulla tele riabilitazione, della quale siamo diventati tutti esperti e fautori durante la pandemia. Credo che nel prossimo futuro propria la validazione delle nuove tecniche di tele riabilitazione, anche nei confronti di metodiche tradizionali ed in presenza, possa essere un importante topic di ricerca. È auspicabile, e come delegato ai Rapporti e la Cooperazione Internazionale farò del mio meglio perché ciò accada, che si vada avanti nella stesura di procedure, linee-guida e raccomandazioni che possano essere condivise dalle varie società scientifiche dei paesi non solo europei, ma anche extraeuropei.

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