Case report e case series – perché pubblicare casi clinici: vantaggi e limiti

Il case report ha il duplice scopo di descrivere l’iter diagnostico-terapeutico di un particolare paziente e di condividere questa esperienza clinica con altri professionisti sanitari.
Non tutte le riviste medico-scientifiche accettano case report: il caso deve essere veramente di particolare interesse per essere preso in considerazione: per esempio, può riguardare una patologia sconosciuta, rara o insolita, una complicanza mai descritta in precedenza in letteratura, una nuova procedura diagnostica o combinazione di trattamenti.
Le tematiche affrontate da riviste che accettano casi clinici possono includere effetti avversi non precedentemente segnalati causati da farmaci o altri trattamenti, eventi imprevisti che si verificano nel corso dell’osservazione o del trattamento di un paziente, osservazioni sulla patogenesi della malattia, presentazioni e/o gestione di malattie nuove ed emergenti, nuove terapie o approcci terapeutici, sfide etiche nella gestione del paziente e strategie per prevenire o superare gli errori in ambito clinico.
I principali vantaggi legati alla pubblicazione di un case report sono pertanto legati alla capacità di fare nuove osservazioni, generare ipotesi, accumulare dati scientifici su disturbi rari, contribuire alla sorveglianza della sicurezza dei farmaci (farmacovigilanza) e fungere da importante strumento educativo che può sensibilizzare i lettori e quindi facilitare l’individuazione di casi simili. Senza tralasciare il fatto che i case report potrebbero andare ad arricchire l’insieme delle evidenze in grado di modificare il rapporto rischio-beneficio di un farmaco.
Ci sono numerosi esempi di nuove scoperte o importanti progressi in medicina che hanno avuto inizio a seguito della pubblicazione di un case report; ad esempio le prime evidenze di anomalie congenite legate all’utilizzo di talidomide sono apparse come case report nel 1961 sulla prestigiosa rivista Lancet.
I principali limiti di un case report si riferiscono alla limitata possibilità di generalizzare la validità dello studio e all’impossibilità di stabilire una relazione di causa-effetto. Inoltre, ci possono essere importanti bias per quanto concerne la pubblicazione, il disegno retrospettivo dello studio e il focus su casi rari o di interesse inusuale. Nella piramide delle evidenze, case reports e case series sono considerati contributi basati su un livello di affidabilità nettamente inferiore a metanalisi, revisioni sistematiche, studi clinici randomizzati e altre tipologie di studi osservazionali e pertanto il loro utilizzo e relativa interpretazione deve essere commisurato al peso specifico che questi contenuti hanno, senza sovrastimarne la validità.
Una pubblicazione Springer Nature Writing Case Reports: a practical guide from conception through publication approfondisce nel dettaglio tutte le fasi per la scrittura di questa tipologia di contenuto.

La struttura tipica di un case report

È fortemente consigliato sottoporre un caso insolito, raro o una condizione nuova. Una complicazione di una malattia o di una procedura terapeutica rara o inusuale può essere oggetto di un case report. Tuttavia, la rarità non rappresenta in sé l’unica motivazione valida a garanzia della pubblicazione. Il caso deve essere particolare e proporre un messaggio educazionale al lettore: fornire informazioni nuove sulla patologia, facilitare le future diagnosi, fornire una linea di trattamento più adatta o efficace.

Come valutare la qualità di un case report? Quali sono le linee guida per la stesura di un case report?

Le CARE Guidelines (CAse REports) state sviluppate da un gruppo internazionale di esperti nell’ottica di migliorare l’accuratezza, trasparenza e utilità dei case reports. La checklist CARE è utile sia per valutare la qualità di un manoscritto che illustra un case report sia come punto di riferimento per la stesura di un manoscritto che presenti un caso clinico.

L’applicazione gratuita Care Writer permette agli autori di utilizzare un supporto online per la stesura del manoscritto e per strutturare adeguatamente i contenuti senza tralasciare nessuno dei punti essenziali.

Springer Healthcare Italia offre servizi di supporto per il Medical Writing a gruppi di lavori di clinici e operatori sanitari a supporto della stesura di case reports e case series.

L’esplosione del numero di riviste dedicate a casi clinici

Il numero di riviste peer-reviewed incentrate sui case report è aumentato in maniera esponenziale, con centinaia di testate e editori che hanno lanciato nuove pubblicazioni. Il trend è andato ulteriormente aumentando con l’Open Access. La maggior parte dei case report sono sono open access, ma solo una percentuale ridotta è indicizzata in PubMed

I Real World Data includono anche i Case Reports

I Real World Data (RWD) sono dati sanitari raccolti al di fuori dell’ambito delle sperimentazioni cliniche tradizionali, inclusi dati retrospettivi di pazienti (ad es. cartelle cliniche elettroniche, dati amministrativi, registri, dati generati dai pazienti attraverso sensori indossabili, misure dei determinanti sociali della salute ed esposizioni ambientali, etc.) e i dati raccolti in modo prospettico (ad es. studi interventistici, ricerche osservazionali, etc). I Real World Data possono includere anche case reports. La Real World Evidence (RWE) invece fa riferimento alle evidenze generate dall’applicazione di metodi analitici appropriati sulla base dei real world data.

Nel corso degli ultimi anni, l’industria farmaceutica ha iniziato a esplorare nuove metodologie per l’ottimizzazione dei RWD: le aziende che sviluppano medicinali per terapie rare e orfane devono poter documentare il valore del prodotto a tutti gli stakeholders della filiera, anche al di là dei clinici e dei pazienti, in particolare per quanto concerne la presa di decisione sulla regolamentazione dell’utilizzo del farmaco, sul prezzo e rimborso e accesso al mercato.

Anche per il reporting di real world data, è disponibile la checklist STaRT-RWE che può essere di aiuto ai ricercatori sia nella valutazione critica di paper basati su RWD sia come riferimento per la stesura di un manoscritto strutturato su questi dati.

Open Access, Article Processing Charges e editori predatori

L’aumento esponenziale della produzione di contenuti in modalità open access ha sicuramente favorito molti ricercatori consentendo una fruizione più libera e più efficiente delle ricerche a un pubblico più ampio, soprattutto a beneficio di utenti che in precedenza potevano non aver accesso agli articoli. Il primo editore Open Access, BioMed Central, ora parte del gruppo Springer Nature, è stato lanciato nel 2000 con 231 articoli pubblicati quell’anno e 60 riviste. Nel corso del 2020, Springer Nature ha pubblicato oltre 124.000 articoli in modalità open access, circa il 33% di tutti gli articoli pubblicati dall’editore nel corso di quell’anno, confermandosi come il primo editore al mondo sia per numero di riviste integralmente open access o ibride (che permettono cioè di pubblicare articoli sia open access che attraverso la modalità tradizionale).

In parallelo alle riviste di editori autorevoli e affidabili, sono tuttavia proliferate centinaia di riviste che pubblicano qualsiasi manoscritto semplicemente a fronte di un semplice pagamento di article processing charges (APC: che cosa sono?). Ricordiamo che le APC devono essere corrisposte solo successivamente al processo di revisione dei contenuti e non a monte. Non dovrebbero garantire l’accettazione del manoscritto a priori, bensì unicamente coprire i costi di gestione per il processo di peer review degli editori. Gli editori “predatori” spesso riesco a ingannare anche ricercatori e accademici esperti, coinvolgendoli sia come autori che come membri di board editoriali. La maggior parte delle riviste degli editori “predatori” non rende pubblici gli importi delle APC, non effettua peer review e inserisce riferimenti di autori e ricercatori senza autorizzazione.

In particolare per i case reports, i predatory publishers rappresentano una seria minaccia reputazionale oltre che un danno economico sia per la comunità scientifica sia per gli editori che lavorano in maniera professionale. È sempre opportuno far riferimento al Codice di condotta e Principi di trasparenza e best practice in editoria accademica di COPE (Committee on Publication Ethics) nonché linee guida dell’Open Access Scholarly Publishers Association (OASPA) e della World Association of Medical Editors.

Come individuare una rivista per sottomettere un case report o una case series?

La Harriet F. Ginsburg Health Sciences Library della University of Central Florida mette a disposizione un prospetto molto utile per identificare riviste indicizzate (con o senza impact factor) di tantissimi editori, con utili dettagli per meglio comprendere la tipologia e il formato dei contenuti

Un altro strumento a disposizione degli autori è il sito Edanz, che permette di effettuare una selezione rapida e trasversale simultaneamente e per parola chiave sui cataloghi di diversi editori.

Il gruppo Springer Nature pubblica diverse riviste di qualità che valutano la submission di case reports e case series, come ad esempio il Journal of Medical Case Reports di BioMed Central.

Springer Healthcare Italia, business unit del gruppo Springer Nature, dispone di diverse testate in lingua italiana che accettano submissions di manoscritti che approfondiscono case report e case series. Ad esempio la testata Collections (l’accesso è gratuito con obbligo di registrazione essendo le testate dedicate a operatori sanitari) Alcune di queste riviste sono anche indicizzate su banche dati quali Proquest, Google Scholar e CINAHL e godono di una visibilità su base nazionale e internazionale.

Bibliografia

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  • Clifford D. Packer, Gabrielle N. Berger, Somnath Mookherjee Writing Case Reports A Practical Guide from Conception through Publication, Springer International Publishing Switzerland, Cham 2017
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