Le 59 molecole (new active substances – NAS) registrate da FDA nel 2018 provenivano da 51 aziende diverse ma il 64% era stato brevettato da emerging biopharma.
Le società biofarmaceutiche emergenti (EBP) sono definite come società che si stima spendano meno di 200 milioni di dollari all’anno in R&D e hanno meno di 500 milioni di dollari di fatturato a livello globale.
Queste realtà gestiscono anche gran parte della pipeline in tutte le aree terapeutiche. Le EBP rappresentano il 72% del totale, rispetto al 61% del 2008.
Le big pharma, quelle con più di 10 miliardi di dollari di vendite farmaceutiche annuali, hanno visto la loro quota scendere dal 31% al 20% nello stesso periodo.
La crescita delle biofarmaceutiche emergenti è sostenuta dalle piccole aziende EBP che sono le più attive nelle aree in più rapida crescita dell’oncologia e dei farmaci orfani e hanno minore necessità di collaborare o essere acquisite per sviluppare i loro farmaci innovativi.
Benché in passato la maggior parte degli asset delle EBP fosse venduto o concesso in licenza prima del lancio, negli Stati Uniti queste realtà hanno lanciato il 47% dei farmaci entrati in commercio nel 2018.
Sitografia
https://www.iqvia.com/institute/reports/the-changing-landscape-of-research-and-development
Laura Gatti
Consulente senior di marketing e comunicazione, collaboratore di riviste in ambito farmaceutico e sanitario e blog nel settore Healthcare. Appassionata di temi trasversali quali innovazione e evoluzione dei sistemi sociosanitari.
Ha operato come coordinatore del Centro Studi IQVIA, azienda leader nel settore della consulenza in ambito Lifescience.
Ha esperienza di consulenza manageriale con particolare focus sugli aspetti di comunicazione.
È parte della giunta del settore Pharma di A.I.S.M., Associazione Italiana Sviluppo Marketing, e consulente senior in G2 Startups per il settore Lifescience.